Com'è nato questo ipertesto
Il racconto del Vajont. Una riflessione sul ruolo della multimedialità e degli ipertesti in didattica
Sommario:
1. Lo spunto iniziale: uno spettacolo di Marco Paolini
2. Perché un ipertesto?
3. Come abbiamo lavorato
4. Un primo bilancio
1. Lo spunto iniziale: uno spettacolo di Marco Paolini
Il 9 ottobre del 1963 una frana si stacca dalle pendici del monte Toc (dal friulano "patòc": "marcio"), e precipita nel bacino artificiale sottostanteFoto in cui si raccolgono le acque del torrente Vajont. “Un sasso è caduto in un bicchiere, l’acqua è uscita sulla tovaglia. Tutto qua. - scrive D. Buzzati Testo sul “Corriere della Sera” dell’11 ottobre - Solo che il sasso era grande come una montagna, il bicchiere alto centinaia di metri, e giù sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi.” Longarone e altri paesi vicini alla diga, che sorge sul confine tra il Veneto ed il Friuli, vengono travolti da una gigantesca massa d’acqua. Duemila persone perdono la vita.

Il 9 ottobre scorso, trentaquattro anni dopo, la RAI trasmetteClip dello spettacolo di Paolini in diretta dai luoghi del disastro, il monologo teatrale Il racconto del VajontScheda realizzato nel 1993 da M. Paolini e G. Vacis, e già più volte recitato, con successo, sulle piazze, alla radio e nei circoli culturali, oltre che nei festival e nei teatri.

Per chi non conoscesse lo spettacolo, possiamo dire che Paolini è molto abile nel rievocare emotivamente l’accaduto, servendosi anche di ricordi personali, ma è capace allo stesso tempo di far riflettere il pubblico, fornendogli, senza annoiarlo - il racconto dura circa tre ore -, una grande quantità di informazioni di carattere storico, geologico e tecnico, che chiariscono le cause del disastro.

La scenografia è semplice: c’è una lavagna su cui vengono tracciati dei disegni, e un tavolo sul quale poggia qualche libro, accanto ad altri oggetti, fra cui una sveglia, che ad un certo punto viene puntata per far rivivere agli spettatori il tempo in cui vorticosamente la situazione è precipita fino alla tragedia. Nella ripresa televisiva, fanno da sfondo i luoghi reali del racconto: dietro il palco su cui si esibisce l’attore c’è la vallata con la diga, ed in lontananza si possono scorgere le luci di Longarone.

La tesi di Paolini è che la catastrofe non fu naturale, ma dovuta all’uomoGli argomenti di Paolini la frana era stata prevista, ma interessi economici e politici impedirono che il progetto di costruzione della diga fosse fermato. Da qui lo straordinario impatto emotivo che si produce nell’uditorio, a mano a mano che, con forza polemica e ricchezza di argomenti, viene evidenziata la cecità e la negligenza di chi creò le condizioni perché si verificasse una tragedia. Tanto che lo spettacolo diventa una vera e propria orazione civile - come appunto recita il sottotitolo - per non dimenticare ciò che è accaduto.

La registrazione della trasmissione televisiva è stata mostrata agli allievi della classe I D dell’ITIS “P. Carcano” di Como, che ne sono rimasti particolarmente colpiti. Si è deciso allora di valorizzare l’interesse suscitato dal racconto di Paolini per progettare un'attività di approfondimento dell’ argomento, che avesse come obiettivo la produzione di un ipertesto.

Nella sua prima fase di realizzazione, il lavoro ha interessato la Geografia, e marginalmente anche l’Italiano e la Storia. Ma, a partire dal secondo quadrimestre, il Consiglio di Classe ha deciso di farlo diventare Area di Progetto, coinvolgendo in esso anche altre discipline (per un totale di venti ore, ripartite in quattro mattinate).

L’attività di quest’anno è consistita fondamentalmente nella raccolta delle informazioni e nel tentativo di dare loro una prima forma di organizzazione, mentre durante il prossimo anno scolastico si prevede di passare alla realizzazione effettiva dell’ipertesto, ponendo tutti i materiali su Cd-rom.

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2. Perché un ipertesto?

La creazione di un ipertestoScheda oltre all' opportunità di utilizzare media diversi, offre principalmente il vantaggio di costringere a strutturare le informazioni in maniera complessa (all’organizzazione sequenziale si sostituisce quella reticolare), evidenziando tutte le connessioni che abbiano rilevanza semantica rispetto al tema trattato.

In effetti, la possibilità di praticare senza fatica, grazie al calcolatore, forme di scrittura (e di lettura) alternative a quelle abituali - non lineari, perciò più vicine ai meccanismi associativi secondo i quali funziona la nostra mente - apre nella didattica delle prospettive inedite, e nuove strade che sicuramente vale la pena di esplorare.

Costruire un ipertesto, significa, poi, avere la possibilità di organizzare e presentare le conoscenze in un modo nuovo, anche se per connetterle vengono utilizzate delle procedure che non ci sono del tutto sconosciute.

Ogni testo, infatti, ci permette di seguire dei percorsi di lettura non lineare: note, riferimenti bibliografici, indici analitici, rimandi ad altre parti del testo o ad altri libri. I mezzi tradizionali, però, non offrono la possibilità di gestire con facilità questi percorsi: occorre sfogliare le pagine, cercare i riferimenti, consultare enciclopedie, dizionari, ecc. Con il computer è invece possibile coordinare facilmente una vasta quantità di informazioni, e spostarsi dall'una all'altra schiacciando solo dei pulsanti.Scheda

Le nuove tecnologie, perciò, non hanno a che fare con qualcosa di totalmente sconosciuto, ma bisogna ammettere che esse consentono effettivamente “per la prima volta di portare almeno in parte in superficie” e di esaltare certe procedure abituali “per farl(e) diventare una vera e propria forma del discorso e dell’ informazione.” (Calvo, M. e altri, Internet ’97Scheda bibliografica p. 177, il corsivo non è nel testo).

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3. Come abbiamo lavorato

Ormai i programmi per realizzare produzioni ipermediali sono abbastanza diffusi e piuttosto semplici da utilizzare. Ma avere le idee chiare su come s’intende strutturare i legami tra i vari dati, prima di passare al loro riversamento su un supporto informatico, è sicuramente molto utile. Perciò è stata tracciata una mappa dell’ipertesto utilizzando delle tessere di cartoncinoFoto di diversi colori, che sono state attaccate alla parete dell’aula.

Le tessere permettono di rendersi conto in maniera più intuitiva - rispetto a quando si lavora direttamente con il software - dell’intera struttura dell’ipertesto, e presentano il vantaggio di poter essere rimaneggiate senza particolari difficoltà. Il colore serve a richiamare un certo filone di informazioni; altri eventuali collegamenti possono essere evidenziati servendosi di nastro adesivo colorato o di fili.

Il lavoro svolto finora (i materiali sono ancora in fase di elaborazione) ha consentito di individuare alcuni gruppi principali di argomenti:

1. Descrizione del disastro (colore rosso). Raccolta di articoli dai giornali dell’epoca - Testimonianze, foto, ecc. - Animazione: dinamica dell’incidente - Poesia sul Vajont - Il processo e le responsabilità dell’accaduto.

2. Costruzione di una diga (verde). Tipologie di dighe - Come si costruisce una diga - Le dighe più alte del mondo - Frane e rischi – Perché c’è bisogno di dighe? La seconda rivoluzione industriale – Centrali idroelettriche – Le vicende della nazionalizzazione dell’energia elettrica.

3. Altri disastri (blu). I disastri più simili al Vajont: Valtellina, Sarno – Quelli meno simili: maremoti, Seveso.

4. Schedario dei materiali raccolti (giallo).

5. Cronologia degli eventi (grigio).

6. Definizioni di termini e concetti (azzurro): ENEL - SADE - Frane di scivolamento - Terreno carsico.

Alle informazioni si accederà mediante un menù strutturato come un acrostico della parola V-A-J-O-N-TFoto Ciascuna delle lettere sarà l’iniziale di un termine-chiave che fungerà da bottone e permetterà di richiamare tutta una serie di informazioni: V, come Valle, ad esempio, consentirà di raggiungere le notizie di carattere morfo-geologico; A, come Allagamento, darà accesso alle informazioni sulla dinamica dell’ incidente; e così via.

Le fonti saranno rigorosamente schedate, utilizzando una griglia Foto che mostrerà i dati ed i riferimenti fondamentali per ciascun documento. Tutte le schede saranno poi raccolte in un database.

Si cercherà, inoltre, di sfruttare al meglio le opportunità offerte dal supporto multimediale, valorizzando la specificità espressiva di ciascun mezzo di comunicazione.

Ad esempio, si è deciso che, per illustrare nella maniera più efficace l’andamento della catastrofe, dovrà essere realizzata un'animazione. Mentre, per rendere il senso e la portata dei danni subiti dai luoghi circostanti la diga, sarà predisposta una dissolvenza (azionabile mediante un bottone) tra due fotografie di Longarone: una fa vedere il paese così com’era prima che si verificasse il disastro; l’altra è stata fatta dopo, e mette in luce le conseguenze rovinose dell’ allagamento.

Nel lavoro saranno inserite anche le foto di una diga, scattate da alcuni allievi Foto facendo in modo che l’inquadratura ne metta in evidenza l’imponenza delle dimensioni.


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4. Un primo bilancio

L’interesse da parte degli studenti - anche di quelli meno motivati alle attività scolastiche in generale -, rispetto al lavoro svolto, è stato molto vivace. Alcuni di loro, autonomamente, hanno deciso di costruire un plastico della diga e lo hanno portato a scuola per mostrarlo ai compagni. Altri hanno cominciato ad utilizzare il computer, scoprendone le potenzialità, e qualcuno ha svolto le ricerche utilizzando Internet.

Verso la fine dell’anno scolastico, è stata inoltre effettuata una visita d’istruzione a Campomoro (SO)Foto per vedere da vicino una diga. E quando si è verificato il disastro di Sarno, i ragazzi ne hanno colto senza sforzo le analogie con il Vajont, ed hanno seguito l’avvenimento con attenzione e buone capacità critiche.

Anche dal punto di vista umano, l’esperienza è stata interessante. Nella raccolta delle documentazioni, ad esempio, ci sono stati dei momenti toccanti, come è accaduto quando un allievo ha cercato di intervistare un amico di famiglia, testimone della sciagura, che però non ha voluto parlarne.

Per tracciare un bilancio esauriente, converrà comunque aspettare la realizzazione effettiva del Cd-rom, che sarà un momento importante per concretizzare il lavoro, portarlo ad una conclusione, e verificarne la riuscita.

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