Come ha lavorato Marco Paolini

Nella rappresentazione teatrale, Paolini descrive la tragedia del Vajont ispirandosi a vari testi, soprattutto al libro scritto da Tina MerlinScheda bibliografica Di seguito abbiamo messo a confronto il testo della Merlin, riguardante la processione del Venerdì Santo a Erto, con la sua rielaborazione nel monologo teatrale di Paolini, trascritto integralmente nel volume intitolato: Il racconto del VajontScheda bibliografica

Testo di T. Merlin
Rielaborazione di Paolini
 
"Non si sa esattamente a quando risalga la tradizione della rappresentazione della passione di Cristo che gli ertani mettono in scena ogni Venerdì Santo. (...) Appena scende la notte, la processione prende il via dalle scuole: attori vestiti da soldati romani, da Pilato, da Caifa, da Maddalena, da Giuda, da Cireneo, da Gesù e da Barabba percorrono il paese e si portano su un colle a ridosso delle case. Quindi si celebra il processo, il tradimento di Giuda, la condanna, la crocifissione, sotto il vento che spazza la valle, nelle tenebre circonfuse da riflettori che inquadrano le varie scene. Prima dell'ultimo atto della crocifissione, il corteo ripercorre il paese con il condannato seminudo che trascina la sua grossa croce e cade tre volte e tre volte si rialza sotto la sferza dei soldati. Alla fine della rappresentazione, tutti contenti, si torna in osteria e si ricomincia a bere e a bestemmiare.Qualche volta si dimentica il Giuda appeso all'albero sopra il colle. Fare la parte del Cristo è sempre un privilegio. Si sceglie, di solito, il ragazzo fisicamente più bello e prestante. Egli si ricorderà per lunghi anni di aver avuto, una volta, tale onore." (p. 26-27)
"A Erto fanno una di quelle processioni del Venerdì Santo che son segnate sui libri. Da andare a vedere una volta nella vita. Processione con le catene vere, che quando le femmine sentono il ferro che sbatte sul marmo della chiesa gli viene la palpitazione e si accende la passione... Prendono il giovanotto più prestante del paese e gli fanno fare il Cristo. Nudo. Una Via Crucis come Dio comanda. A suon dei moccoli. Lo mette in crose quanto basta, poi lo slegano e tutti a bere in osteria.
Spesso dimenticano il Giuda impiccato sull'albero.
Non è cattiveria... Solo che da quelle parti, a Pasqua, non è che sia tanto caldo... Ora che un si ricorda e va a slegare il Giuda, quello è giassà, surgelato! Lo han tenuto in vita le gran bestemmie lanciate ai compaesani... Per calmare l'Iscariota, e scongelarlo, bisogna portarlo in osteria, e là trincan tutti fino a notte fonda. Ed è per questa fondatissima ragione che da quelle parti, a Messa prima, a Pasqua, trovi solo donne. Gli uomini devono ancora rimettersi dalla passione del venerdì santo." (p. 18-19)

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